1 anno di AIL Varese-Como: crescita e impegno per il territorio

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Poco più di un anno fa, AIL Varese diventava AIL Varese-Como.
Abbiamo quindi voluto scambiare quattro chiacchiere con Paolo Malagoli, volontario di AIL della provincia di Como e uno dei protagonisti dell’ampliamento della nostra sezione. 

Grazie al suo impegno e a quello di altri volontari, la nostra associazione ha potuto rafforzare la sua presenza sul territorio, portando avanti progetti fondamentali per il supporto dei pazienti e delle strutture sanitarie locali. 

Abbiamo chiesto a Paolo di raccontarci come è nata l’idea di estendere l’attività a Como, quali sfide ha affrontato e quali sono i suoi desideri per il futuro.

Come è nata l’idea di estendere l’attività di AIL Varese anche alla provincia di Como?

In realtà, l’idea è nata grazie a Cristiano Topi, che conosco da circa 10 anni. 

Ci siamo conosciuti meglio quando Cristiano è venuto a una trasmissione televisiva locale di Como, e da lì abbiamo iniziato a parlare della possibilità di estendere l’attività di AIL Varese anche nella nostra provincia. All’epoca, eravamo pochi volontari a Como, e guardavamo all’esperienza di Varese come a un modello. 

Cristiano ci ha incoraggiato a lavorare per reinvestire i fondi raccolti direttamente sul nostro territorio, invece di mandarli a Roma alla sezione di AIL Nazionale. Circa un anno fa, la sezione di Varese ha deciso di modificare lo statuto per coinvolgere ufficialmente anche noi di Como. È importante precisare che non esiste una “sezione di Como” separata, ma si tratta di un’estensione della sezione di Varese, che ora copre anche la nostra provincia.

Quali sono stati i risultati più significativi ottenuti finora?

Solo nell’ultimo anno, siamo riusciti a comprare un microscopio per l’ospedale Sant’Anna di Como, dove sta partendo un piccolo laboratorio di Ematologia.

Inoltre, abbiamo deliberato il finanziamento di una sala per i pazienti di chemioterapia presso l’ospedale Valduce, dove il reparto di’Ematologia è già più strutturato. Siamo davvero contenti che i fondi raccolti restino sul territorio e vadano a beneficio diretto delle nostre strutture locali.

Inoltre, anche se può sembrare poco, sicuramente tra i risultati potrei citare anche l’incremento del numero di volontari: siamo passati da 7 a poco meno di 20 in tutta la provincia. Certo, non sono ancora i numeri di Varese o di altre sezioni, ma questo ci rende molto fiduciosi per il futuro, perché più volontari significa più raccolta fondi, più banchetti e, di conseguenza, più supporto agli ospedali. 

Di cosa sei più orgoglioso nel tuo lavoro con AIL?

Sono particolarmente orgoglioso di portare avanti qualcosa che, altrimenti, a Como non ci sarebbe. La crescita costante delle somme raccolte durante ogni evento è una grande soddisfazione, così come vedere i risultati concreti del nostro impegno: devo confessare che quando ho visto le prime foto del microscopio acquistato o i preventivi per i nuovi progetti all’ospedale Valduce finanziati da noi mi sono quasi commosso. 

Inoltre, i contatti che abbiamo instaurato con i media locali ci stanno aiutando a far conoscere sempre di più la nostra realtà.

Quali sono state le maggiori sfide che hai affrontato?

La sfida più grande per i volontari, senza dubbio, è quella emotiva. Essere presenti ai banchetti e ascoltare le storie dei pazienti è molto impegnativo dal punto di vista emotivo. 

Più che una sfida organizzativa o fisica, è un confronto diretto con il dolore e la sofferenza che non può che toccare profondamente.

Quali sono i tuoi progetti e desideri per il futuro per AIL nella provincia di Como?

Il mio desiderio è vedere crescere ulteriormente il numero dei volontari, perché più siamo, più possiamo supportare i progetti che servono i nostri ospedali. 

Mi auguro che si possa continuare ad alimentare un circolo virtuoso: più volontari portano a una maggiore presenza sul territorio con i banchetti, questo si traduce in più fondi raccolti e, di conseguenza, in un maggior numero di progetti realizzati. 

Il nostro obiettivo è continuare a servire al meglio le strutture sanitarie locali, portando avanti il lavoro che abbiamo iniziato con tanto entusiasmo.